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Cando in sa scola Giovanni torrat a diventare Juanne

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de Augustu Secchi
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Io e il mio collega Diego Asproni abbiamo nei confronti della Limba Sarda Comuna opinioni diverse ma, chissà perché, l’esposizione delle nostre ragioni non ha mai infranto il muro del suono e della decenza. Se lui, legittimamente, sostiene che dopo anni trascorsi a bagnomaria era venuto il momento di quagliare una lingua scritta che accomunasse le varie anime linguistiche della Sardegna, io ritengo, credo altrettanto legittimamente, che quelle anime, straordinariamente combattive, non siano pronte a rinunciare alle loro specificità e che, a conti fatti, questa proposta più che unire ha diviso.
Queste, in soldoni, le nostre posizioni discusse a scuola o, nelle ore buca, nel bar di Bachisio. E, proprio mentre sorseggiavamo un caffè, abbiamo capito che la soluzione era a pochi passi da noi, in quell’edificio con l’intonaco scrostato dall’incuria e dall’indifferenza, chiamato Scuola. Insomma era in quel luogo che le parole, sempre belle e affascinanti, dovevano lasciare spazio ai fatti.
Il giorno dopo ho fatto l’appello e Antonio è diventato Antoni, Giovanni si è trasformato in Juanne e Luca è rimasto Luca nella piacevole disapprovazione generale che i ragazzi hanno manifestato con urla di giubilo e con simpatiche pacche sulle spalle del malcapitato Luca. La classe in questione, sia detto di passata, è composta da ventitre ragazzi di cui solo due hanno succhiato la lingua con il latte materno.
Dopo una breve introduzione accompagnata dallo sguardo intimorito dei discenti ho cominciato a esporre il lavoro che ci apprestavamo a fare: incisione sull’argilla con un chiodo che, in quell’occasione, si è trasformato in un affascinante “crau”. Dopo un po’ ha preso la parola il collega Asproni che ha spiegato …
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